India, caldo record ed effetti del cambiamento climatico
Un’ondata di calore senza precedenti per questo periodo dell’anno sta opprimendo da settimane l’India, trasformandola nella dimostrazione pratica delle previsioni contenute negli ultimi rapporti IPCC sui cambiamenti climatici. Se le ondate di calore sono comuni in India, specialmente in maggio e giugno, l’estate è iniziata presto quest’anno, con temperature particolarmente alte fin da marzo (le più alte in 122 anni). Il Centro per la scienza e l’ambiente evidenzia come siano stati colpiti 15 Stati, compreso lo Stato settentrionale di Himachal Pradesh, noto per le sue temperature gradevoli. In questi giorni la temperatura nella capitale Delhi, dovrebbe superare i 44 °C. Secondo il Dipartimento meteorologico dell’India, Bikaner è stato il luogo più caldo del Paese con 47,1 °C. Tuttavia, in alcune parti del Nord-Ovest dell’India, le immagini catturate dai satelliti hanno mostrato che le temperature della superficie terrestre avevano superato i 60 °C, un dato senza precedenti per questo periodo dell’anno, considerando che le temperature superficiali di solito non superano mai i 45 °C.
Sebbene non sia ancora chiaro esattamente quali fattori abbiano concorso a determinare questa storica ondata di calore, gli scienziati credono che essa sia stata influenzata significativamente dal cambiamento climatico. «Questo è ciò che ci aspettiamo dal cambiamento climatico», ha detto Raghu Murtugudde, scienziato ricercatore in visita presso il Centro interdisciplinare di scienze del sistema Terra dell’Università del Maryland: «Dal 1990, il Medio Oriente e la regione Mediterranea, si sono riscaldate progressivamente, rendendo il vento che soffia verso l’India sempre più caldo», ha affermato.
Ciò detto, è bene considerare anche l’influenza naturale di potenti fenomeni oceanici-atmosferici, come la fase estrema di un ciclo climatico naturale (El Niño-Southern Oscillation, ENSO) che determina il raffreddamento della temperatura delle acque superficiali dell’Oceano Pacifico centrale e orientale, arrivando a influenzare il clima del nostro Pianeta, con riflessi anche in Europa e in Italia. Tale ciclo climatico include da una parte El Niño (oscillazione meridionale) e La Niña dall’altra, che ne rappresenta la fase fredda. «La Niña crea un modello di pressione che porta il freddo molto, molto in basso nell’India peninsulare», ha detto Murtugudde. «Abbiamo avuto un inverno più freddo del normale, come ci aspettiamo da La Niña. Ora stiamo avendo una primavera molto più calda del normale, perché quell’aria calda si sta incanalando direttamente verso l’India peninsulare».
«L’altro fattore che sta contribuendo a queste forti ondate di calore è il caldo eccessivo e inusuale proveniente dall’Artico, capace di generare forti variazioni metereologiche sia in Pakistan che in India».
In questo caso il cambiamento climatico, agendo e accentuando gli effetti di tutti questi fattori ‒ El Niño e La Niña, il riscaldamento antropogenico globale ‒ sta generando un’ondata di calore senza precedenti, causando morte e devastazione ad ogni livello. Basti pensare che l’ultima grande ondata di calore, che si è verificata nel 2015, si ritiene abbia ucciso 2.500 persone in India e altre 1.100 in Pakistan. Inoltre, le conseguenze economiche incominciano a farsi sentire, in particolare sul settore agricolo: «I raccolti di grano sono stati gravemente colpiti. La forte diminuzione degli acquazzoni pre-monsonici e l’alto calore diffuso hanno devastato il settore cerealicolo», ha affermato Aditi Mukherji, ricercatore presso l’Istituto internazionale di gestione dell’acqua. Secondo Monika Tothova, economista che lavora alla FAO citata da The Atlantic, fino al 15% dei raccolti è andato perduto a causa di queste alte temperature. Secondo un reportage del Guardian, ci sono zone dove il grano perso arriva al 50% del totale. Ci sono stati anche significativi problemi di elettricità, con blackout continui: queste carenze hanno colpito gli agricoltori, i quali hanno bisogno di elettricità per irrigare le loro colture con pozzi e pompe alimentate elettricamente. A sua volta, la scarsità di cibo sta comportando un progressivo aumento dei prezzi alimentari non solo a livello interno, ma anche internazionale, considerando che l’India è l’ottavo esportatore mondiale di grano.
L’impatto di queste ondate di calore sul sistema elettrico indiano sta mostrando palesemente la dipendenza dal carbone di questo Paese: più fa caldo in India, più la gente usa l’elettricità per mantenersi fresca. Il continuo aumento della domanda di elettricità genera un circolo vizioso che aggrava il cambiamento climatico, non solo in India, ma in tutto il mondo, con effetti insostenibili soprattutto per i più poveri. Quello che sta succedendo in India è una sfida per la capacità umana di sopravvivenza, soprattutto per la combinazione tra le elevate temperature e l’alto tasso di umidità. Una sfida che non può essere assolutamente ignorata o posticipata, pena il superamento della cosiddetta “temperatura di bulbo umido” (si arriva in questa zona di estremo pericolo con una temperatura superiore ai 31°C e con un’umidità del 95%), oltre la quale un corpo umano — anche quello di una persona sana a riposo — non riesce più a gestire la sudorazione e a raffreddarsi. In India solo il 12% della popolazione dispone di aria condizionata per affrontare tutto questo, in Pakistan ancora meno.
Quello che si sta osservando in India, per quanto tragico, costituisce solo una frazione minima di quanto potrebbe effettivamente accadere se le temperature continuassero a crescere. I fenomeni descritti, apparentemente estremi, derivano da un aumento “minimo” della temperatura, “solo” 1,1 °C in più rispetto all’era preindustriale. Se non si interviene ora con un approccio sistemico, le temperature medie in India rischiano di superare i 3,5 °C di aumento medio entro fine secolo con conseguenze sempre più distruttive.
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