L’arte o la vita?

Stefano Cisternino
4 min readDec 8, 2022

Indossando giubbotti arancioni fluorescenti, due attivisti per il clima, dell’organizzazione Letzte Generation, hanno spalmato del purè di patate sul vetro protettivo che copre i Covoni di Monet al Museo Barberini di Potsdam, in Germania. Poi hanno incollato le mani al muro sotto il dipinto e hanno iniziato a parlare. «La gente muore di fame, la gente muore di freddo, la gente muore» hanno detto. «Siamo in una catastrofe climatica. E tutto ciò di cui avete paura è la zuppa di pomodoro o il purè di patate su un quadro. Sapete di cosa ho paura io? Del fatto che la scienza dice che entro il 2050 non potremo nutrire le nostre famiglie. Ci vuole un purè di patate su un quadro per farvi prestare attenzione?». Questo genere di proteste è diventato comune in Europa e nel mondo, con l’obiettivo di esercitare una pressione psicologica sia sui governi affinché rispondano più rapidamente alle calamità ambientali che sulle istituzioni culturali affinché interrompano le sponsorizzazioni di compagnie petrolifere come BP e Shell. Rispetto a questi atti di protesta, l’opinione pubblica si spacca: alcuni avvertono che le tattiche sono controproducenti, mentre altri rispondono con un attento silenzio.

Pro

Elijah McKenzie-Jackson, 18 anni, attivista per il clima e coordinatrice per Fridays for Future International, ha dichiarato ad Axios in una e-mail che la storia ci dice che proteste civili come queste…

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Stefano Cisternino

I am an environmental journalist and Junior Europroject Officer specialised in eco-education. I write about geopolitics and environmental issues